Prefazione di Claudio Calvaruso
prefazione all’edizione italiana del libro “Padre Joseph Wresinski, testimone dei pù poveri di tutti i tempi
di Claudio Calvaruso
Il mio primo incontro con il Movimento fondato da Padre Joseph è avvenuto a Ginevra nel 1969 quando mi occupavo degli immigrati italiani in Svizzera ed in particolare delle condizioni degli stagionali, lavoratori esclusi da molti diritti civili e sociali sulla base di un artificio puramente giuridico. Venni subito colpito in quella occasione dalla diversità di questo movimento rispetto a tutti gli altri che si impegnano per i poveri.
Meno attenzione alle opere, maggiore attenzione al rispetto della dignità dei poveri, alla condivisione della loro sofferenza, alla capacità dei poveri di riscattarsi autonomamente dalla loro condizione.
Questo libro presenta in Italia, attraverso i tratti essenziali della vita di Padre Joseph Wresinski, le opzioni fondamentali, le strategie e le azioni intraprese in tutto il mondo dal Movimento “ATD Quarto Mondo”.
Il movimento è stato fondato da Padre Joseph Wresinski nel 1957 insieme ad un gruppo di famiglie a Noisy-le-Grand, una baraccopoli in estrema miseria alla periferia di Parigi.
Penso che si tratti di un movimento di grande significato nelle nostre società industriali avanzate e soprattutto in Italia dove certamente esiste una tradizione molto radicata e più diffusa rispetto ad altri paesi europei di movimenti di volontariato impegnati nella lotta a favore dei poveri e nella rappresentanza dei diritti dei poveri nel campo delle politiche sociali, ma dove forse manca un movimento internazionale così genuinamente votato nella certezza che i poveri siano in grado di lasciare traccia nella storia con i loro comportamenti ed esercitando le loro responsabilità.
“Aiuto ad ogni tipo di miseria (Aide à Toute Détresse – ATD)” e “Quarto Mondo” sono i due poli attraverso i quali si è sviluppato il Movimento che oggi è presente in ben 164 paesi e nei cinque continenti.
Nel Movimento “ATD”, troviamo l’impegno del “volontariato” e degli “alleati” dei poveri, vale a dire di persone di buona volontà che si impegnano in maniera totale o parziale nella loro vita quotidiana a vivere a fianco dei poveri ed a combattere la miseria e l’estrema povertà.
Il “Quarto Mondo” è invece il popolo dei “poveri braccianti, degli infermi, degli indigenti, il santo ordine degli sfortunati e degli esclusi”[1], ai quali non venne riconosciuto diritto di cittadinanza nella rivoluzione francese che dette l’alba alla democrazia.
L’originalità del Movimento e la sua estrema attualità stanno nel modo in cui Padre Joseph ha collegato questi due poli di sviluppo dell’impegno contro la miseria e l’estrema povertà.
L’obiettivo che si propone Padre Joseph, da quando riconosce “il suo popolo” tra i poverissimi della baraccopoli di Noisy-le-Grand, è quello di restituire dignità a questo popolo attraverso un’azione che parta dai poveri stessi. Secondo Padre Joseph, infatti, i poveri hanno dentro di sé le forze necessarie per essere gli esperti ed i protagonisti di un nuovo progetto di civiltà che comporti il rovesciamento totale delle nostre priorità e la ridefinizione di tutti i nostri mezzi per combattere la povertà.
Nella costruzione di questo nuovo “progetto di civiltà”, i poveri trovano al loro fianco i “volontari” che ne condividono la condizione e li aiutano a ritrovare e valorizzare le proprie potenzialità e le proprie risorse.
Non sembra cioè tanto importante, per Padre Joseph, che i volontari si battano per i poveri, che cerchino di cambiare la società, che garantiscano beni e risorse per soddisfare i bisogni dei poveri ; quanto piuttosto che i volontari credano profondamente nella capacità dei poveri di diventare esperti di civiltà e protagonisti, che ne difendano la dignità, siano testimoni della loro sofferenza e dei loro percorsi di vita, lascino traccia della vita dei poveri e ne diffondano la conoscenza in tutta la società.
Il diritto alla valorizzazione delle proprie risorse da parte dei poveri, così come il diritto di esercitare le proprie responsabilità di genitori e di cittadini, secondo la definizione della povertà data da Padre Joseph nel documento presentato al Consiglio Nazionale dell’Economia a del Lavoro in Francia, sono dunque il perno centrale dell’azione e della ragione stessa di essere del “Movimento ATD Quarto Mondo”.
E’ sorprendente pensare, allora, che il tempo in cui nasce questo movimento è un tempo in cui l’Europa occidentale è in piena espansione economica, con una fede cieca nel modello di sviluppo capitalista.
Siamo in piena ideologia di un benessere materiale facilmente raggiungibile nelle società occidentali attraverso la semplice e piena attivazione dell’economia di mercato. All’interno di questa ideologia, i poveri appaiono come un vero “accidente”, un qualcosa che impedisce lo sviluppo. I poveri vengono considerati colpevoli della loro situazione ed assolutamente privi di quella identità in favore della quale si batte Joseph Wresinski. I poveri, cioè, non possono avere identità perché sono incapaci di realizzare sé stessi nella società del benessere e, come se non bastasse, grava su di loro un’accusa di colpevolezza “quando non addirittura di svogliatezza”.
In questo contesto ideologico, il grande merito di Joseph Wresinski è allora quello di basare il proprio movimento sul concetto di esclusione e di individuare l’obiettivo di un progetto di civiltà che superi l’esclusione sociale recuperando i valori della comunità e del bene comune.
E’ un concetto rivoluzionario, che anticipa di almeno 30 anni quello che diventerà nei giorni nostri lo scenario storico e culturale in cui si sperimentano nuove strategie di intervento sociale e nuovi modelli di welfare.
L’esclusione sociale, infatti, approda in Europa solo nella seconda metà degli anni ’80, aprendo finalmente una breccia nell’ impalcatura rigidamente economica e monetaria che fa da sfondo al processo di integrazione europea.
Sino ad allora, in Europa, non si parla che con molta prudenza di politica sociale e le situazioni di povertà prese in considerazione sono solo quelle economiche in funzione delle quali si rinforza, di fatto, il modello capitalistico e liberale di sviluppo.
L’esclusione sociale rivoluziona del tutto questo aspetto politico e culturale. Nel concetto stesso di esclusione è implicita la presenza di una profonda frattura nella comunità e la responsabilità inequivocabile della società nei riguardi della presenza dei poveri. è la società che, in un certo senso, “fabbrica i poveri” attraverso dei meccanismi di esclusione sociale e la responsabilità di ricomporre la comunità e quindi, della società che deve restituire ad ogni uomo la sua dignità.
L’esclusione sociale, inoltre, proprio perché toglie la dignità di uomo ai poveri, determina in sé stessa una profonda sofferenza fisica e psicologica, che va ben al di là delle pur gravissime condizioni di vita materiale e sociale in cui vivono le persone in situazione di povertà estrema.
In altri testi, Padre Joseph parla di “silenzio ferito dei poveri” e di una loro “disperazione non tollerabile perché senza fine”.
A Méry-sur-Oise, nella sede internazionale del Movimento vicino a Parigi, in un grande capannone sono raccolte migliaia e migliaia di storie di vita dei poveri raccolte dai volontari.
I volontari, e quanti hanno vissuto insieme a Padre Joseph gli anni del Movimento, ne ricordano la grande sensibilità nei riguardi dei poveri. Leggiamo in questo libro che Padre Joseph vive in maniera intensa per testimoniare la prossimità e la condivisione nei riguardi dei poveri : “stringe vigorosamente tra le braccia l’uomo ormai senza speranze, dà una carezza sulla testa e un abbraccio al bambino silenzioso, tiene a lungo la mano alla donna in lacrime”.
Anche nei suoi libri sono prevalenti le pagine che descrivono la vita dei poveri e la loro sofferenza, rispetto alle riflessioni teoriche ed alle indicazioni strategiche.
Di fronte ai poveri preferisce il silenzio a tante parole, i gesti alle teorie. Il profondo rispetto che nutre nei riguardi dei poveri, e che deriva dall’essere stato lui stesso molto povero, sembra impedirgli di esprimere giudizi e dare consigli, quasi non volesse turbare ed aggravare ulteriormente una sofferenza che è già così profonda.
D’altra parte, però, questa stessa esperienza personale della povertà gli consente di affrontare i più poveri con grande vigore per richiamarli alle proprie responsabilità.
Eppure la sua fede nel riscatto dei poveri e nel superamento della povertà è assoluta ed egli ripete incessantemente che nessuno può restare insensibile di fronte a tanta sofferenza ed umiliazione.
La possibilità di ricomporre una comunità e di perseguire un progetto comune tra tutti gli uomini per il superamento delle povertà può passare però solo attraverso il rispetto della dignità dei poveri e la valorizzazione delle loro risorse di uomini, ed è allora proprio questa certezza assoluta che rappresenta l’elemento più significativo e più attuale del Movimento ATD Quarto Mondo.
Claudio Calvaruso
[1]. Dufourny de Villiers, Les cahiers du Quatrième ordre, 25 avril 1789, ristampa : Edizioni EDHIS, Paris, 1967