Perché parliamo di miseria e non di povertà ?
Lo scopo del Movimento, la sua meta, è il rifiuto radicale, assoluto, della miseria. Condannare degli uomini e delle donne alla miseria è una violenza che va considerata come una violazione dei diritti umani. Purtroppo, la parola miseria è stata evacuata del linguaggio politico e sociale. Sembra essere una parola politicamente scorretta. Nei discorsi, si parla più facilmente della povertà, dimenticando la differenza fondamentale tra povertà e miseria. Nelle varie spiritualità, nei testi sacri delle diverse religione del mondo, nella sapienza dei filosofi, la povertà è sempre stata riconosciuta non come una maledizione ma come una benedizione. E stata scelta da tante figure che hanno attraversato la storia dell’umanità: da Socrate a Gesù, da Francesco d’Assisi a Gandhi, da Confucio a tanti altri. Majid Rahnema, autore del libro “Quando la povertà diventa miseria”, Einaudi, 2005, dice: “La prima cosa da chiarire è la grande differenza che esiste tra “povertà” e “miseria”. In italiano queste due parole sono simili, ma in realtà ci sono molte differenze tra i due concetti. Per San Tommaso la povertà era la mancanza del superfluo, mentre la miseria era la mancanza del necessario. Il filosofo francese Proudhon affermava che la povertà era la condizione naturale dell’umano, mentre Charles Péguy nel XX° sec. ha parlato della povertà come un rifugio contro la miseria (…) La povertà dovrebbe essere un’etica, una volontà di vivere insieme basata su criteri culturali come la giustizia, la solidarietà e la coesione sociale” ( Estratto di una conferenza a Lucca nel 2004. Il testo integrale può essere letto cliccando qui http://www.provincia.lucca.it/scuolapace/illich_quaderni_view.php?id=35 .)
Recentemente, nel par. 107 dell’Esortazione Postsinodale Verbum Domini del 30 settembre 2010, il Papa Benedetto XVI, scriveva: “La Chiesa è anche consapevole che esiste una povertà come virtù, da coltivare e da scegliere liberamente, come hanno fatto tanti Santi, ed esiste una miseria, esito spesso di ingiustizia e provocata dall’egoismo, che segna indigenza e fame e che alimenta i conflitti. Quando la Chiesa annuncia la Parola di Dio sa che occorre favorire un «circolo virtuoso» tra la povertà «da scegliere» e la povertà «da combattere», riscoprendo «la sobrietà e la solidarietà, quali valori evangelici e al tempo stesso universali… Ciò comporta scelte di giustizia e di sobrietà”.
Il fondatore dell’ATD Quarto Mondo, padre Joseph Wresinski, teneva molto a questa distinzione di natura tra povertà e miseria. “La miseria comincia laddove regna la vergogna”, diceva spesso. Sul testo della Lapide commemorativa della vittime della miseria, a Parigi, ha scritto che “Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’Uomo sono violati”.
Per tutte queste ragioni il Movimento ATD Quarto Mondo ha continuato e continuerà a parlare del 17 ottobre di ogni anno come della “Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria”, considerando come una necessità vitale per l’avvenire della nostra società la riscoperta del valore positivo della povertà scelta, della sobrietà e delle semplicità.