Investire nell’impegno umano

 

                                                                                   Méry-sur-Oise, 24 aprile 2020,

Cari Amici,

Speriamo che questa lettera vi trovi ancora pieni di coraggio e di speranza.

Siamo ancora lontani dal comprendere completamente questa pandemia che stiamo affrontando. Ciò che sappiamo oggi, è che l’evento è mondiale. Tutto il mondo è potenzialmente interessato, questa pandemia ci sconvolge tutti e costringe molti di noi al confinamento.

E c’è ancora molto da capire su ciò che vivono le famiglie povere con questa crisi sanitaria ed abbiamo molto da imparare. Nel contesto rurale del Nuovo Messico, dove Karen può mettersi in contatto con le famiglie solo per telefono, ci diceva : « Dobbiamo imparare ad ascoltare i silenzi, non essere invadenti e lasciarci guidare. Imparare a seguire le persone nelle loro conversazioni ».

In Europa e in America del Nord, viene avviata la riflessione su come effettuare la fine del confinamento ma stiamo scoprendo che ci vorrà molto tempo prima di tornare alla normalità. Durante questi mesi senza scuola, molti bambini hanno interrotto ogni forma di apprendimento scolastico. Esiste un grande rischio che i bambini lascino la scuola e i loro genitori ne saranno ritenuti responsabili. Stiamo affrontando la sfida della nostra mobilitazione con tutti i bambini, tutti i genitori, con gli insegnanti e gli enti pubblici : No, non esistono genitori negligenti. No, non esistono bambini che si rifiutano d’imparare ! In altri continenti si profila persino un anno « bianco », un anno perso, che angoscia i bambini e i giovani, ma anche i loro genitori che hanno fatto tanti sforzi perché i loro figli venissero scolarizzati.

Nei paesi africani, o ad Haiti, i decessi legati al Covid-19 sono meno numerosi, ma esiste la paura che un focolaio di contaminazione porti ad un numero ancora maggiore di morti e che i sistemi sanitari di alcuni paesi siano troppo fragili e che troppe poche persone dispongano di un’assicurazione sanitaria. Nonostante la marea d’informazioni fornite dai media, alcune persone, soprattutto nei quartieri periferici, non sono a conoscenza delle notizie e delle istruzioni emanate dalle autorità. A volte i gesti di barriera sono impossibili. Come lavarsi le mani quando l’acqua corrente non è disponibile ? Oppure se viene raddoppiato il prezzo di una tanica d’acqua potabile ? Nella Repubblica democratica del Congo, alcuni membri del Movimento si sono impegnati a rivolgersi alle autorità locali per ottenere il libero accesso all’acqua in conformità con gli impegni assunti dal governo. Nella periferia parigina, le autorità hanno portato delle cisterne d’acqua nei campi rom. L’accesso all’acqua sognato per tanti anni è arrivato a causa dell’epidemia. Quando verrà pronunciata la fine del confinamento, si continuerà a fornire l’acqua a queste famiglie ?

A Bangui, il lavoro di prevenzione portato avanti dai membri del Movimento continua con la creazione di punti d’acqua mobili nei quartieri per lavarsi le mani regolarmente grazie a secchi d’acqua e sapone. Cédric, un mediatore, si è preso la responsabilità di fare visita alle famiglie che hanno sofferto per le innondazioni dovute all’esondazione del fiume di qualche mese fa. Alcune famiglie hanno perso tutto, ed altre si sono riunite e vivono sotto teloni oppure in tende donate dalle ONG. Ma in fondo, dietro coloro che si riparano sotto i teloni, Cédric ha incontrato anche persone che non hanno teloni e che si riparano sotto pezzi di plastica, e di cartone. Ha proposto loro di essere depositari del sapone e dei secchi d’acqua per l’insieme delle famiglie rifugiate in questo luogo. « Così, non saranno solo coloro che ricevono un aiuto ma anche coloro che aiutano gli altri ». Continuare a mettere i più fragili al centro di tutto quello che facciamo resta la nostra priorità.

« Le famiglie hanno meno paura della malattia che di morire di fame », ci dice Shaidi, un giovane alleato di Bukavu. In tutti i paesi, gli enti pubblici riescono ad attuare alcuni programmi di distribuzione di viveri o di sussidi. I membri del Movimento si assicurano che le famiglie siano iscritte sulle liste che gli permetterà d’essere supportate. Nonostante ciò, la solidarietà di fronte alla mancanza di cibo e medicine si basa quasi esclusivamente sulla solidarietà tra poveri. Dobbiamo denunciarlo. E’ insostenibile in una crisi che dura da tempo. Tante persone nel mondo vivono di giorno in giorno, in balia della minima difficoltà, senza alcuna protezione sociale. Ne vediamo gli effetti devastanti attraverso questa crisi. Nelle Filippine come in Francia, in Spagna, nel Guatemala o nel Madagascar, i membri del Movimento si sono mobilitati per fornire assistenza d’emergenza con una grande riflessione su come farlo in modo che non crei divisioni.

Nel Guatemala, la squadra ha interrotto le solite attività che si svolgevano nella casa Quarto Mondo. Un giorno, i giovani che vivono e lavorano vicino alla discarica sono venuti a bussare alla porta. Hanno spiegato : « Non sappiamo dove trovare da mangiare e lavare il nostro bucato. In queste condizioni, saremo i primi a morire ». Dimas, volontario, ha capito che bisognava aprire la casa. Prendendo delle precauzioni, la squadra ha invitato i giovani ad entrare per farsi una doccia, riposarsi, riprendere le forze prima di ritornare in strada dove sopravvivono prendendosi cura gli uni degli altri.

Ovunque, vediamo l’importanza degli attivisti presenti nelle loro comunità e nei loro quartieri. Di fronte alla reclusione forzata e all’impossibilità di uscire, gli attivisti Quarto Mondo come Vivi nel Guatemala, o il gruppo dei « facilitatori » a Manila, e molti altri ancora, hanno raggiunto i loro vicini e amici per assicurarsi che stessero bene. Hanno coordinato iniziative per ottenere sostegni eccezionali per chi ne aveva più bisogno. Per la costruzione del Movimento nei prossimi anni, siamo di fronte alla sfida d’investire le nostre energie per far emergere e formare altre generazioni di attivisti Quarto Mondo che fanno anche loro una scelta radicale d’impegnarsi tra la loro gente.

Questa crisi umanitaria non smette di ricordarci quanto il nostro mondo sia ineguale e cieco davanti a queste ineguaglianze. Oltre a questa pandemia, le famiglie in preda alla miseria dovunque nel mondo devono lottare ogni giorno per cercare di sopravvivere. E’ proprio questo ciò che vivono oggi i nostri amici ad Uvira, nella Repubblica democratica del Congo. Da giovedì scorso la popolazione affronta delle inondazioni mortali che hanno preso vite, devastato strade e distrutto migliaia di case. 75000 famiglie sono senza case. Condividono con altrettante famiglie povere nel mondo la stessa insicurezza di non aver altra scelta che vivere nei luoghi più esposti. I bambini e gli animatori Tapori sono al lavoro per aiutare coloro che sono ancora alle prese con la furia dell’acqua o con la fuoriuscita di fango. Le misure preventive adottate per lottare contro l’epidemia di Covid-19 rendono più difficile l’arrivo dei soccorsi provenienti da altre province. Per il momento, i nostri amici sono ancora soli, potendo contare solo su se stessi per sostenersi a vicenda. I membri del Movimento nella regione cercano il miglior modo per portare un aiuto materiale nonostante le strade distrutte e le frontiere chiuse.

Questi giovani d’Uvira ci mostrano la forza del loro impegno. Che quest’ultimo possa contaminare tutti i giovani del mondo per porre fine alla miseria e all’esclusione sociale !

Sentiamo molte organizzazioni, personalità, cittadini esprimersi su come costruire il post- crisi. Dopo l’epidemia, cosa succederà ? Non si può continuare come prima !  In questo dibattito, vogliamo essere fortemente impegnati a far sì che la voce delle famiglie più povere sia sollecitata, ascoltata e che si tenga conto delle loro esperienze. Senza di loro, non riusciremo a costruire questo mondo di pace e di pari dignità a cui tutti gli esseri umani aspirano.

E per questo, vi facciamo una proposta : in mezzo a tutti i vostri sforzi quotidiani, accettereste di prendervi un momento di riflessione personale e collettiva con coloro attorno a voi la cui parola rischia di non essere ascoltata e le idee di restare sconosciute ? Vi proponiamo di farlo il 15 maggio, giornata internazionale delle famiglie, o intorno a questa data. Vi invitiamo a riflettere sulle seguenti domande :

  • Cosa cambia con la pandemia ?
  • Cosa vivevo prima che non voglio rivivere domani ?
  • Cosa vogliamo far cambiare ?
  • Come questo mette in discussione il mio impegno ?
  • Come questo mette in discussione l’impegno comune del Movimento ?

Vi proponiamo dunque di darci un appuntamento nel Movimento per condividere le nostre riflessioni e darci il coraggio di continuare ad osare. Le nostre riflessioni ci permetteranno di costruire un messaggio pertinente per interpellare i cittadini e le istituzioni. Inspireranno anche le nostre commemorazioni del 17 ottobre 2020, giornata mondiale del rifiuto della miseria. E siamo fiduciosi che arricchiranno il processo di discernimento in corso sulla governance del Movimento. Saremo felici di ricevere i vostri contributi in tutte le loro forme !

Vi esprimiamo tutta la nostra amicizia.