17 ottobre 2011: Con la crisi, poveri più emarginati
Intervista di Radio Vaticana a Claudio Calvaruso
Oggi, 17 ottobre, si celebra la “Giornata Mondiale del rifiuto della miseria”, nata nel 1987 a Parigi per iniziativa di padre Joseph Wresinski. La giornata, riconosciuta dall’Onu nel 1992, è ricordata con manifestazioni coordinate dall’associazione Atd Quart Monde. Davide Maggiore ha chiesto al presidente della sezione italiana, Claudio Calvaruso, qual è l’impatto della crisi economica attuale sui più poveri:
R. – Al di là dei problemi materiali di sopravvivenza, al di là dei tagli della spesa sociale e della scarsa presenza delle istituzioni di supporto e di aiuto ai poveri, non si riflette abbastanza sul sentimento che provano queste persone povere nel sentirsi sole ed abbandonate. Questo è un aspetto della crisi molto grave, forse il più grave degli stessi aspetti economici, perché per i poveri sentirsi parte di una comunità è un elemento di supporto indispensabile di forza.
D. – Come Atd Quarto Mondo porta avanti l’ideale di padre Wresinski?
R. – L’aspetto qualificante e particolare è proprio quello della condivisione e della prossimità. I volontari permanenti del movimento condividono le stesse condizioni di vita dei più poveri, sono vicini a loro ed aiutano soprattutto i poveri a riconquistare una loro dignità di persone per portare avanti autonomamente le proprie battaglie e il rispetto dei propri diritti.
D. – La Giornata mondiale mobilita cittadini ed autorità contro la miseria, che è considerata una violazione dei diritti umani. Perché è importante guardarla in quest’ottica?
R. – Padre Joseph mi diceva: “ma perché ci sono dei monumenti, delle strade che vengono dedicate a personaggi importanti nella storia? Io voglio invece riflettere su cosa hanno lasciato i poveri…”. I poveri hanno qualcosa da dirci, ma non solo: i poveri sono dei potentissimi costruttori di welfare con la loro semplice esistenza, affrontano problemi difficilissimi e – per esempio – curandosi in maniera esemplare dei propri figli, danno un contributo alla qualità complessiva della nostra vita sociale e quindi del nostro benessere. In questo senso la vecchia immagine del povero inutile che rappresenta un peso per la società viene completamente capovolta. (mg)